Introduzione

Il Barcellona di Johan Cruijff è stata la squadra che, agli inizi degli anni novanta, ha rivoluzionato il modo di pensare il calcio soprattutto nella città catalana. Il tecnico olandese ha seguito le orme di quanto fatto da calciatore negli anni settanta sotto la guida del maestro Rinus Michels. Il Barca in quegli anni vinse per quattro volte consecutive LaLiga e diversi altri trofei quali: la Coppa del Re, una Coppa delle Coppe e la prima Coppa dei Campioni nella loro storia nella stagione 91-92 contro la Sampdoria di ManciniVialli.

La formazione tipo prevedeva tre difensori in fase di costruzione e un centrocampista basso. Questi era Pep Guardiola che si occupava dell’impostazione del gioco in mediana. Dai suoi piedi e da quelli di Koeman partivano le azioni del team blaugrana. Un altro giocatore molto importante nella manovra del Barcellona di Cruijff era Bakero, capitano e giocatore instancabile che si occupava di fare da collegamento tra centrocampo ed attacco non facendo mai mancare il suo contributo in fase difensiva. Begiristain, invece, lavorava tra le linee muovendosi lungo tutto il fronte offensivo e negli attacchi indiretti tipici di questa squadra. 

L’ampiezza nel gioco veniva garantita da Sergi, un’esterno molto veloce e bravo tecnicamente e Stoichkov, vincitore del Pallone d’Oro proprio nel 1994, quando realizzò 25 gol in 50 partite. Mentre, Ferrer sulla stessa fascia di competenza del bulgaro, qualche volta si staccava dalla linea difensiva per creare ulteriore superiorità in fase offensiva oppure per permettere a Stoichkov di accentrarsi. Infine, Romario si occupava di dare profondità alla squadra e il suo apporto in fase difensiva era quasi nullo, ma offensivamente era un giocatore fenomenale. In fase difensiva si formava una linea di difesa classica a quattro con Sergi in ripiegamento.

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Costruzione

Il Barcellona di Cruijff si schierava, in questa fase, con un 3+1 con vertici del rombo Guardiola e Koeman da cui l’azione prendeva il via. Gli altri giocatori si scambiavano spesso zona posizionandosi negli spazi liberi del campo, ma sempre vicini al portatore palla per offrirgli più opzioni di passaggio.

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Sviluppo

Il Barcellona in questa fase sfruttava molto la velocità di Sergi sulla fascia sinistra. L’esterno spagnolo era molto dotato tecnicamente ed era capace di creare difficoltà negli schermi avversari grazie alla sua corsa. Perciò, veniva sfruttato da Cruijff per le sue qualità atletiche e per ricoprire tutta la fascia dando anche un contributo significativo in fase difensiva. Sulla corsia opposta, invece, giocava Stoichkov, meno rapido dello spagnolo ma con un tasso tecnico più sviluppato, era molto bravo sia nell’1vs1 e negli inserimenti alle spalle degli avversari. Difatti, un’altra caratteristica di questo Barcellona era quella di muovere palla velocemente per creare spazio che favorivano gli esterni a fronteggiare l’avversario nell’uno contro uno. Anche Ferrer sulla corsia destra, anche se meno frequentemente, veniva coinvolto nelle giocate offensive.

Il gioco si sviluppava grazie agli smarcamenti veloci che i giocatori facevano tra le linee avversarie. Una delle caratteristiche della squadra catalana era anche quella di muovere il pallone molto velocemente cercando continue triangolazioni, magari giocando esternamente per creare spazio internamente oppure al contrario, così da innescare il movimento degli esterni spesso con l’aiuto di una sponda grazie ai continui smarcamenti operati tra le linee avversarie dei centrocampisti Begiristein, Bakero e Amor.

Finalizzazione

La finalizzazione dell’azione era tramite rapidi scambi tra i giocatori sfruttando la fascia centrale oppure i cross dagli esterni di Sergi e Ferrer. Importanti anche i tagli ad attaccare le spalle della difesa di Stoickhov.

Fase di non possesso e transizioni

A differenza del Barcellona di Guardiola che durante la transizione positiva prediligeva difendere il possesso, il Barcellona di Cruijff una volta riconquistata la palla cercava la verticalizzazione andando così a sfruttare la velocità degli esterni i suoi attaccanti che erano capaci di grandi accelerazioni. Nella fase di non possesso l’undici del tecnico olandese cercava il recupero alto del pallone. Se saltava la prima pressione, Sergi ripiegava con i tre difensori andando a formare una linea a quattro.

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