Introduzione

Dopo la stagione di esordio del 2014/15 in cui vince subito il Triplete, Luis Enrique non riuscì a replicare in quelle successive. Inoltre è il 14 febbraio quando il Barcellona finisce nel baratro perdendo 4-0 sul campo del PSG in Champions League. Per non uscire dalla competizione europea era necessario ribaltare un risultato mai recuperato nella storia del calcio. La mossa decisiva per mettere in atto la remuntada contro il PSG fu il passaggio al 3-3-4/3-1-5-2 varato il primo marzo contro lo Sporting Gijon. Gara che finì con un 6-1 netto e che diede vita ad una serie di 7 vittorie su 8 partite, compreso il ribaltone contro i francesi.

La costruzione del gioco del Barcellona di Luis Enrique

Il 3-3-4 del Barcelona si sviluppa con Neymar largo a sinistra, Rafinha a destra e Suarez a occupare la profondità. In tutto ciò, venne lasciato intatto il centrocampo anche se Luis Enrique nel suo rinnovato Barcellona aggiunse un difensore centrale al posto di un terzino (Umtiti per Jordi Alba). Ma la vera a rivoluzione avvenne con la posizione di Messi, la Pulce fu libera di muoversi da vero numero dieci, cerniera tra centrocampo e attacco decidendo quando accelerare e quando frenare. Importante anche il lavoro sulle fasce dai due esterni d’attacco. Mentre Suarez si avvalse di una spalla con cui attaccare centralmente le difese avversarie.

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Lo sviluppo del Barcellona di Luis Enrique

Altra chiave tattica per comprendere il Barcellona di Luis Enrique fu l’avanzamento offensivo di uno dei due interni di centrocampo, Iniesta o più spesso Rakitic, andavano a scambiarsi con il numero 10. Mentre, Neymar e Rafinha diedero ampiezza alla manovra giocando molto larghi. 

Fase di non possesso del Barcellona di Luis Enrique

Per quanto possa sembrare paradossale, il Barcellona ha tratto benefici non soltanto dal punto di vista offensivo, ma anche negli equilibri difensivi. Gli assedi avversari dovuti all’atteggiamento troppo attendista, costrinsero gli uomini di Luis Enrique a una maggiore attenzione in difesa che garantì meno sbilanciamenti e più copertura sulle eventuali ripartenze. Rafinha era l’uomo fondamentale per questa tattica, perchè fu lui a permettere maggiore equilibrio in fase di non possesso, fungendo da quarto difensore sulla fascia.

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