Introduzione

The Battle of Old Trafford. Da qui inizia tutto, o almeno così si dicono gli esperti di cabala/calcio inglesi. L’Arsenal di Arsène Wenger affronta il Manchester United e in pieno recupero Van Nistelrooy stampa sulla traversa il rigore che avrebbe dato la vittoria ai Red Devils. Quell’errore permetterà ai Gunners di entrare a pieno titolo nella storia. Infatti, dopo quello zero a zero realizzerà nove vittorie consecutive chiudendo la stagione al primo posto con 90 punti, 11 più del Chelsea secondo in classifica.

Una stagione da incorniciare con 38 partite senza sconfitte, 26 vittorie, 12 pareggi e dominio totale nella Premier League del 2003/2004 che presentava rivali di tutto rispetto. Era, difatti, il primo anno di Abramovich al Chelsea che spese 150 milioni di euro sul mercato. C’era il Manchester United di Sir Alex Ferguson orfano di Beckham ma pronto ad accogliere Cristiano Ronaldo. Avversari temibili anche Il Liverpool di Steven Gerrard, Jamie Carragher e Michael Owen e il Newcastle del grande Alan Shearer.

In quell’Arsenal c’era tanti scarti della nostra Serie A che ai tempi poteva ancora permettersi di bocciare dei veri fenomeni vista la vasta scelta a disposizione. Stiamo parlando di Patrick Vieira scartato dal Milan in tenera età così come Lehmann, Dennis Bergkamp che l’Inter se ne liberò molto probabilmente per la sua paura di volare che gli limitava la presenza nelle trasferte più lontane ed infine Thierry Henry che un forse acerbo Carlo Ancelotti si intestardì a voler far giocare come ala del suo 4-4-2 non capendone le potenzialità da attaccante.

Wenger settò una squadra perfetta in ogni suoi meccanismo. In difesa erano presenti due colossi come Campbell, Toure e il veterano Adams insieme ad un terzino di spinta come Ashley Cole. Anche il centrocampo era formato da giocatori compatibili come Vieira e Gilberto Silva, muscoli e inserimenti, mentre sulle fasce due calciatori simili ma con diversa interpretazione del ruolo. Parliamo di Pires e Ljungberg con il francese che formava una coppia perfetta sulla sinistra, stringendo per lasciare posto alle sovrapposizioni di Cole. Mentre a destra lo svedese poteva sfruttare tutta la sua vena offensiva e arrivare sul fondo per crossare o chiudere l’azione grazie alla copertura di un terzino come Tourè o Lauren.

In attacco una coppia che scoppia, come si vuol dire. Tecnica e velocità imprendibile per Henry nonché finalizzatore impietoso. L’olandese Bergkamp, invece, era la seconda punta che ogni compagno di reparto avrebbe voluto. Sapeva segnare e dribblare ma soprattutto unire i due reparti e trovare linee di passaggio invisibili ai molti.

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Costruzione dell’Arsenal di Wenger

La costruzione dell’azione nell’Arsenal di Wenger prevedeva un 4+2 con entrambi i centrocampisti che venivano incontro per portare via uomini avversari e permettere lo sviluppo sulle corsie esterne.

Nella costruzione alta uno dei due centrocampisti si alza sulla trequarti.

Sviluppo dell’Arsenal di Wenger

Come anticipato lo sviluppo avveniva prevalentemente sulle fasce. In particolare sulla sinistra dove la coppia ColePires è perfettamente collaudata con il francese che converge al centro per liberare la sovrapposizione dell’inglese.

Dall’altra parte, invece, l’ampiezza e la fase offensiva è lasciata a Ljungberg che era libero di dribblare, crossare o concludere grazie alla copertura di un terzino che saliva all’evenienza e restava in appoggio per un passaggio ma sempre in copertura allo svedese.

I due centrocampisti centrali erano per lo più fisici, con uno che restava in copertura e l’altro che andava ad inserirsi. Mentre, i due attaccanti si dividevano la zona centrale, con uno veniva incontro per legare i reparti e l’altro attaccava la profondità.

Finalizzazione dell’Arsenal di Wenger

La finalizzazione della manovrae ra nelle mani degli esterni che andavano al cross o alla conclusione. Oppure ci si affidava agli inserimenti palla al piede o non di Henry.

Un’altra soluzione era quella a rimorchio verso un centrocampista.

Fase di non possesso

Durante la costruzione avversaria l’Arsenal di Wenger era paziente e non andava ad aggredire il portatore fino alla sua metà campo/trequarti avversaria. La squadra rimaneva compatta e corta in attesa di un recupero del pallone per innescare la velocità dei suoi esterni ed quella di Henry.

Una volta entrati nella sua metà campo la squadra poteva schierarsi con un 4-4-1-1.

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