SIR ALEX FERGUSON HISTORY TACTICS

27.02.2024

Introduzione

Grande allenatore, Signore, non a caso Sir d'Inghilterra, e quindi in primis grande uomo. Se non hai queste caratteristiche difficilmente duri al Manchester United 27 anni consecutivi, a prescindere dai risultati. Risultati che Sir Alex Ferguson ha comunque portato: 13 Premier League (nessuno come lui al momento), 5 Fa Cup, 4 Coppe di Lega (anche qui record insieme a Mourinho e Guardiola), 10 Charity/Community Shield (anche questo record assoluto). In campo europeo 1 Coppa delle Coppe, 2 Supercoppe Europee, 2 UEFA Champions League, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Coppa del mondo per club.

Dopo le imprese all'Aberdeen (Campionato Scozzese e Coppa delle Coppe) passa ai Red Devils nel 1986 ereditando una squadra penultima in classifica, con alcuni dei suoi calciatori più rappresentativi troppo confidenti col bicchiere e in uno stato di forma scadente. La rigida etica del lavoro, l'ambizione e la capacità di focalizzarsi sugli obiettivi sono da subito chiaro il modus operandi di Ferguson che infatti chiuderà la stagione all'undicesimo posto.

Il tecnico scozzese acquisto ogni anno qualche calciatore da inserire insieme a quelli portati su da vivaio, per esempio la famosa classe '92 con Beckham, Scholes, Giggs, Butt e i fratelli Neville. Vince la sua prima Fa Cup nel 1990 ma i tempi sono duri e rischia anche l'esonero fino al 1993 quando conquista la Premier League.

Nei 27 anni di gestione ci sono alcune cose a livello tattico che sono sempre rimaste intatte. Difesa a quattro e solida, due esterni alti-veloci-tecnici e offensivi, due centrocampisti centrali di lotta e di governo con le caratteristiche per garantire il mix perfetto fra energia e creatività. Davanti due attaccanti compatibili, con uno che funge da riferimento avanzato e terminale, mentre il secondo si muove nello spazio fra centrocampo e difesa avversaria.

Fino all'avvento in Premier dello Special One, il dogma tattico era il 4-4-2 ma anche un maestro come Sir Alex Ferguson può prendere spunti da altri mister. Mourinho vince due campionati consecutivi al Chelsea schierando i Blues con il 4-3-3. Modulo che sarà ripreso dallo scozzese che cambierà anche il modo di far interpretare il ruolo di attaccante. Dopo finalizzatori spietati come ad esempio Andy Cole, Ruud Van Nistelrooy, opta per calciatori maggiormente predisposti per dinamismo, caratteristiche tecniche e atletiche a una maggiore fluidità come per esempio Tevez e Rooney.

L'inglese ricoprirà molti ruoli nell'era Ferguson anche non offensivi così come Park-Ji-Sung che nonostante siano attaccanti spesso svolgevano compiti da terzini/centrocampisti, un pò come Eto'o e Pandev all'Inter proprio con Mourinho.

In questi articoli andremo ad analizzare le varie tattiche nei vari cicli adottate da Ferguson al Manchester United, ricreando l'emulazione tattica in Football Manager 24.

LA FINALE STORICA DI BARCELONA, SUCCEDE TUTTO NEL RECUPERO

Introduzione

Era il 26 maggio 1999 e al Camp Nou di Barcelona, sotto gli occhi di 90000 spettatori, si affrontano Manchester Utd e Bayern Monaco. Le due squadre si erano già affrontate nella fase a gironi ma adesso la posta in palio è più alta. Per entrambe è l'appuntamento con la storia, la possibilità di entrare nell'elitè ristretta delle poche squadre che hanno vinto il Triplete.

c'era anche un pò di Italia in quella finale visto che il direttore di gara era Pierluigi Collina e proprio nei tre minuti di recupero concessi dall'italiano succede l'incredibile. I bavaresi sono in vantaggio per 1-0 dopo aver controllato la gara dall'inizio alla fine e avendo colpito anche un palo, quando Sheringham corregge un tiro quasi innocuo di Ryan Giggs e sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Solskjær è il più svelto a girare sotto la traversa il gol che regala al Manchester Utd la coppa che mancava loro da trentun'anni.


Scopriamo l'analisi tattica e l'emulazione tattica in Football Manager 24 di quella storica squadra inglese allenata da Sir Alex Ferguson e la  su citata storica classe '92.

Costruzione

La squadra inglese, come in tutte le versione di Sir Alex Ferguson, non predilige una lunga costruzione dal basso ma cerca un rapido sviluppo verso le fasce dove sono presenti i fratelli Neville e gli storici Giggs e Beckham.


Centralmente troviamo infatti due giocatori fortissimi ma più di gamba che di regia come Roy Keane e Scholes. Il primo un recuperatore di pallone e diga insormontabile davanti alla difesa, l'altro un calciatore totale a tutto campo abile in difesa come in attacco.

Sviluppo

Lo sviluppo dell'azione come già anticipato era sulle corsie laterali con i fratelli Neville bravi in entrambi le fasi. Davanti a loro Giggs sulla sinistra e Beckham sulla destra.


Il gallese è stato una delle ali offensive più forti di quegli anni. Un calciatore rapido e tecnico, fortissimo nell'uno contro uno, nell'assist e nel chiudere l'azione lui stesso.

L'inglese invece era un calciatore diverso. Beckham aveva un destro che come si dice "ci scriveva". Le punizioni per lui erano un rigore, i cross per i compagni erano caramelle da scartare ma la sua specialità era il modo di interpretare il ruolo di esterno alto.

Possiamo tranquillamente chiamarlo l'antenato dell'attuale regista esterno. Un calciatore che veniva a supporto della fase di sviluppo/costruzione centralmente a ricevere palla spalle alla porta per girarsi e sfruttare tutta la sua visione di gioco e abilità nei passaggi. Beckham alternava cross dalla trequarti a cross da fondo campo, come assist centrali per l'attacco alla profondità dei due attaccanti.

Finalizzazione

I due attaccanti di quella storica erano, nonostante quella finale la decisero Sheringham Solskjær, Calypso Boys Andy Cole e Yorke. I due attaccanti si completavano a vicenda con il primo abilissimo ad attaccare la profondità mentre il secondo abile a spaziare su tutto il fronte, girando attorno al compagno scambiando spesso nello stretto.

Il modo con cui la squadra di Ferguson cerca la via del gol è per lo più legata ai cross.

LE DUE FINALI CONSECUTIVE: FERGUSON VS GUARDIOLA, MESSI VS CR7 NEL 2009 E I RIGORI NEL 2008 NEL DERBY INGLESE

Partiamo con l'esaminare forse il punto più alto della storia di Sir Alex Ferguson in Champions League, perchè è vero che non la sua prima finale ma ricordiamo tutti come arrivò la vittoria contro il Bayern Monaco nel 1999. In questo ciclo erano presenti campioni come Cristiano Ronaldo, Rooney, Tevez oltre allo zoccolo duro della classe '92 già presente in quella finale storica.

Quel ciclo arrivò per due volte consecutivamente in finale di Champions, vincendo la prima volta ai rigori contro il Chelsea e la seconda perdendo contro il Barcelona di Guardiola e Messi.

Costruzione

In quella squadra in porta era presente van Der Sar, di certo non un fenomeno con i piedi, quindi non partecipava alla costruzione ma serviva solamente il centrale difensivo più vicino. I due difensori scambiavano tra di loro cercando di liberare un terzino per sviluppare il gioco sulla fascia.


Davanti a loro c'era Carrick, un calciatore fisico che si avvicinava a loro ma era un movimento più di disturbo al pressing avversario che per essere effettivamente servito.

Sviluppo

Durante lo sviluppo avviene la prima mutazione tattica del Manchester Utd tornando il vecchio 4-4-2. Giggs schierato come interzo di centrocampo si allarga giocando in fascia come ai vecchi tempi mentre Cristiano Ronaldo che parte largo a sinistra si accentra vicino all'attaccante Tevez che spazia per tutto il fronte lasciandogli spesso la posizione centrale. Dall'altra parte c'è Rooney, un attaccante schierato sulla fascia per costruire gioco e legare i reparti visto che il centrocampo degli inglesi è prettamente fisico con Carrick e Anderson o Fletcher.

I terzini in questa fase avanzano sovrapponendosi agli esterni cercando di arrivare sul fondo per un cross. 

Finalizzazione

Come detto in precedenza l'obiettivo del Man Utd è arrivare sul fondo per un cross oppure cercare scambi tra gli attaccanti che invertono spesso di posizione.

Fase di non possesso

In fase di non possesso la difesa abbassa il baricentro tenendo però una distanza di venti metri dalla porta, così da avere una trama fitta nella zona in cui i centrocampisti avversari creano gioco. Questo permetteva alla squadra, dopo il recupero della palla, di salire con più uomini e quindi avere più soluzioni di passaggio in linea per gli attaccanti o in diagonale sugli esterni.